La_storia_degli_sbronzi_di_riace_come_un_canto_canzone_di_mauro_canossa_cafe_d'arte_centignano_vignanello_
🎥#ELETTRITV💻📲 @elettritv intervista, siamo già in onda? mi fai le domande? Ciao ragazzi, ciao a tutti, sono Mauro Canossa e sono da un po’ di anni componente di un duo musicale che si chiama Sbronzi di Riace, cantautorato classico rivisitazioni non solo di canzoni famose e lo facciamo sempre con una chiave abbastanza allegra, tant’è che in molti sono soliti dire l’allegra osteria degli Sbronzi di Riace. Allora questa intervista perché, circa tre quattro anni fa ho sentito la forte necessità di scrivere una canzone particolare, non che non ne avessi scritte prima, ho fatto anche canzoni per jingle e di situazioni varie, mi hanno commissionato i brani, poi ho sentito anche la necessità di fare una canzone che lasciasse dietro qualcosa e penso che il senso un po’ della vita sia anche quello, di non lasciare passare in modo indifferente la propria esistenza, ma contribuire al mantenimento dell’emancipazione e del progresso della cultura. Come dicevo ho sentito il bisogno di scrivere una canzone per mio figlio, è stata abbastanza, non dico facile, ma nemmeno troppo complicata la stesura, perché era così talmente forte e chiaro nella mente il bisogno e quindi anche la struttura che è stato abbastanza semplice avere già una stesura, non dico buona la prima, ma con pochi ritocchi, perché questo mosso da un sentimento che avevo dentro, appunto riguardo a mio figlio Fabrizio. La canzone si chiama Come un Canto, perché come un canto, ma anche come antichi libri, come monumenti antichi, come affreschi, anche un canto può sfidare il tempo che passa, può rimanere a beneficio di di chi un giorno vorrà ascoltare o vedere un vecchio edificio, oppure anche leggere brani di letteratura che hanno sfidato i tempi, quindi si chiama come un canto ed è dedicata a mio figlio questa canzone.
La storia degli Sbronzi di Riace è una storia abbastanza lunga, anche interessante, molti ci hanno chiesto ma perché non scrivete il classico libro di situazioni vissute? Sbronzi nasce intorno agli anni 90 da un duo che già esisteva per divertimento, si andava a suonare il venerdì e il sabato per puro divertimento nelle osterie di un tempo, su dalle parti di Modena. Io – Mauro Canossa – abitavo a Carpi di Modena e il venerdì sera, il sabato sera si partiva con questi due amici che mi ingaggiarono nel loro duo, diventò quindi un trio, ma non aveva ancora un nome appunto, si chiamavano Roberto Ferrari e Giuliano Parmegiani di Carpi e per divertimento si andava in giro per osterie nella campagna mantovana, veronese alla ricerca di trattorie, era intorno al 1988-87. Poi questo trio cominciava anche ad avere richieste musicali non solo più in locali di divertimento, in locali scelti, ma anche proprio come feste, sagre paesane, feste dell’unità e quindi ci si andava e c’era anche bisogno di darci un appellativo, un nome, perché poi sui manifesti di una volta veniva messo il nome del gruppo che avrebbe suonato quella sera e allora eramo un po’ in difficoltà nel trovare un nome che non fosse il solito –“Mauro, Stefano, Roberto, Giuliano” ci ricordamo di una battuta dell’anno prima in un’osteria trattoria in provincia di Verona dove alle 2 di notte, ancora gozzovigliando ai tavoli, con bicchieri di vino, eravamo in tanti e arriva un signore, sapemmo poi che era un professore di letteratura a Verona e vedendoci così tutti gozzovigliare, ridere e cantare ci rimproverò, ci ammonì quasi dicendo “Ma invece di stare qui e perder tempo” chiaramente era un personaggio un po’ scorbutico, un po’ misantropo, quasi ci rimproverò, perché invece di studiare di dare un senso alla vita, da un punto di vista culturale, questo professore disse: “Pensate all’arte, pensate alla Magna Grecia, pensate ai bronzi di Riace”, si alzò un avventore e disse in Veneto: “Mona ma quali bronzi di Riace, noi qui avemo gli Sbronzi di Riace”. Fu una battuta che fece ridere anche il professore e ci ricordammo di questo evento e lì prendemmo questo fermoimmagine, per dare il nome al gruppo, che ancora oggi viene mantenuto e guai cambiarlo, perché ha fatto una grande storia è un nome sicuramente che ha molte funzioni per esempio non si scorda mai, una persona che ci ha visti 20 anni fa, subito ricorda Sbronzi di Riace. Quindi il nome nasce in questo modo, poi l’avvicendamento dei musicisti dai pionieri Roberto Ferrari e Giuliano Parmigiani, sono entrato io, era diventato un po’ faticoso viaggiare per Roberto Ferrari, non ebbe più la possibilità e il tempo di viaggiare e allora volle che l’uscita di Roberto coincidesse con la conoscenza di Stefano Cirillo, attuale Sbronzo di Riace che sostituì Roberto Ferrari e diventammo un trio con Giuliano Parmegiani. Io – Mauro Canossa – entrato successivamente e Stefano Cirillo che sostituì Roberto Ferrari e fu un trio dall’88 al 92, poi purtroppo Giuliano per una malattia ci lasciò e rimanemmo in due e domandandoci se era il caso di ricostituire un trio oppure no, pensammo di non sostituirlo perché per fare gli sbronzi almeno per quello che ci riguarda è necessario saper suonare, intrattenere, è necessario avere argomenti per cui si possa stupire il pubblico ma è anche necessario avere un’empatia, un feeling, un’amicizia, un affetto che non puoi trovare se prendi il primo, anche bravo, non è scontato che si possa trovare queste virtù umane. Per non rischiare decidemo di rimanere in due e dopo 25 anni in due, siamo ancora convinti di aver fatto la scelta migliore. Sì beh poi c’è stato anche il discorso della spiaggia, l’han fatto tutti i musicisti no, c’era anche un libro che diceva l’autore “Si impara a suonare la chitarra per rimorchiare” era proprio un sottotitolo di un libro è sempre stato un classicone col falò, il vino e il lago, il mare. Però ho avuto da ragazzino, da anche inesperto, da non consapevole delle mie qualità anche discutibili, ovviamente non avevo ancora la misura di quello che avrei potuto fare e credere in quello che già potevo essere allora e questa misura mi è stata data da tante persone appunto anche questa persona in spiaggia che mi disse guarda che secondo me vale la pena crederci e da tante altre persone, mi ricordo un pianista bar alla fine degli anni 80 al Lago di Garda, andai a bere una birretta e questo signore ottantenne pianista bar, poi tirai mattina sul Lago di Garda e mi spiegò in un certo senso i trucchi del mestiere, il fatto che suonare è importante ma anche essere attraenti, essere sorridenti dare felicità, benessere, anche soltanto col corpo col movimento, tante cose quindi, tante persone mi hanno sicuramente insegnato un po’ come si fa. Oggi la rete degli sbronzi ha un territorio che partendo da sud, va da Cassino e la zona dell’Iri, sotto la città di Frosinone, tutto il centro e nord salvo purtroppo il Friuli e le Marche e l’Abruzzo. Per il resto qualche puntatina a Bergamo, Milano, nel Mantovano, nella vicinissima Chiasso, poi siamo stati anche molte volte in Germania, i primi tempi negli anni 90 ad Amburgo, perché un nostro amico di Vignanello qui vicino, un certo Mario era, lo è ancora, insegnante di letteratura italiana all’Università di Amburgo, loro come facoltà facevano una volta all’anno almeno delle feste italiane per letteratura italiana, il cibo e le bevande e anche la musica era italiana, quindi ci portò a suonare tante volte ad Amburgo e poi lui si trasferì in Baviera vicino a Monaco e lì continuammo a fare serate per gli studenti tedeschi che studiavano la cultura italiana.
Stasera ci tengo, ci troviamo al Caffe d’Arte, così si chiama il locale dove suoneremo Come un Canto, si trova a Centignano frazione di Vignanello.
Noi facciamo i manager e suoniamo pure, ci sembra molto semplice il discorso, di essere manager di Mauro e di Stefano invece di proporre altri e in più suoniamo, quindi siamo in autogestione. Ringrazio veramente @elettritv per questa opera di sottolineatura di gruppi del sottobosco in chiave originale, musica inedita!!

>> https://www.elettrisonanti.net/2023/03/10/sbronzi-di-riace-una-tantum-inedito-da-nerafera-otricoli-umbria/

 

Come un Canto

[TESTO] di Mauro Canossa

Nascosto nelle note di una canzone,
la notte disegna la tua immagine,
passaggi senza rete, sogni di antiche mete,
riflessi di colori tra le pagine.
Lei ti guardò così come si guarda l’aurora,
mosaico di bellezza che si fa poesia,
legami senza tempo nel sussurrar del vento, felicità coraggio e fantasia.
Racconterò di terre che ti aspettano,
di terre che han lottato e che saprai amare,
di neve quand’è sera, ciliegi a primavera,
canzoni scritte in rima per cantare.
E come un canto che resiste al tempo,
ci siam guardati e abbiamo raccolto fiori di campo,
è solo un attimo sospeso tra le mani, è un’emozione che ritornerà domani.
Lanterne sugli scogli tra le onde,
le vie del campo insegnano la vita,
sipario di speranza, stazione di partenza,
accordi misurati tra le dita.
Racconterò di storie che fanno bene al cuore,
di melodie nascoste la curiosità,
biglietti per viaggiare,
canzoni per stupire,
stagioni sempre verdi come la tua età.
E come un canto,
che resiste al tempo,
ci siamo guardati e abbiam raccolto fiori di campo,
è solo un attimo sospeso tra le mani,
è un’emozione che ritornerà domani.

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