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🎥#ELETTRITV💻📲 Com’e’ nata la canzone che avete cantato prima?
Adelmo Cervi: La Pianura dei Sette Fratelli e’ la canzone che abbiamo cantato insieme a Emidio D’Amato prima della presentazione del libro “I SETTE PADRI” incontro organizzato dalla sezione Anpi di Civita Castellana nella Biblioteca comunale di Civita Castellana, ha per autori Marino e Sandro Severini, del gruppo musicale The Gang. La canzone che mi hanno dedicato per il mio 70′ compleanno, Canzone per Delmo, è stato un regalo splendido perché non mi aspettavo che mi dedicassero una canzone, che poi dopo è diventata ancora più bella, perché il presidente dell’Anpi di Pavia, un amico, ci ha fatto il video sopra ed e’ una cosa molto molto bella e importante, e’ stata scritta da Filippo Andreani e nata con la partecipazione di Marino Severini dei GANG, con la dedica sull’album: “Dal cielo sopra Reggio Emilia, Aldo non ha mai smesso di ‘reggere, custodire e proteggere’ i giorni di un figlio salutato troppo presto. Dedicata a quel bimbo di settant’anni, che di suo padre conserva passione e cognome. Al mio amico Adelmo Cervi”. Hanno partecipato alle canzoni, durante gli arrangiamenti e le esibizioni dal vivo nelle numerose piazze d’Italia, alcuni musicisti della Banda Bassotti, dei Modena City Ramblers e soprattutto Marino Severini e Filippo Andreani amico cantautore e compagno di Valmorea a Como.

I Sette Fratelli Cervi partigiani antifascisti, su indicazione di delatori locali, furono prelevati dalla GNR fascista nella loro casa a Gattico il 25 novembre 1943 durante un rastrellamento, insieme ai componenti della “Banda Cervi” composta dal padre Acilde Cervi, Quarto Camurri, Dante Castellucci (Facio), il russo Anatolij Tarassov, i sudafricani John David Bastiranse (Basti) e John Peter De Freitas (Jeppy), l’irlandese Samuel Boone Conley. I Sette Fratelli Cervi insieme al compagno di lotta il patriota Quarto Camurri furono trasportati al carcere di Servi, vennero condannati a morte e fucilati per rappresaglia, dai fascisti repubblichini al poligono di tiro di Reggio Emilia, alle ore 6,30 del 28 dicembre 1943.

>> https://www.istitutocervi.it/2014/09/16/la-storia-dei-cervi/

Questa non è la storia questa è una storia, prendo quello che mi hanno raccontato, e cerco quello che non mi hanno raccontato, non è la mia storia è la storia di un uomo che non c’è più, ma è anche la storia dei suoi fratelli e di tanti altri che han pagato con la vita la loro scelta di libertà, ma è più mia di qualunque altra storia mi venga in mente in questo momento. Quindi è quella giusta mi chiamo Adelomo Cervi ho 70 anni qua c’è scritto ma c’è un errore, c’è un errore di tempo perché ho già passato gli 80 anni (classe 1943) e allora mi tocca dire che no non è vero, non è così. Sono figlio di Aldo Cervi di Verina Castagnetti e a dire la verità poi ce l’aveva anche su con questo mito, che si è portato via mio padre, si l’ha mangiato così in un sol boccone, mi ha lasciato in campo soltanto un nome, una lapide, per poi fare di lui un pezzo di un monumento unico, una statua sette teste, sette uomini, sette vite, sette morti, sette medaglie, è una cosa sola un mito in cui singoli uomini spariscono, ma mia madre non era la compagna di tutti i fratelli non è andata a letto con il mito loro, non era una cosa, erano sette avevano ognuno un nome, un carattere. Uno di loro era mio padre Aldo nato nel 1929, a 20 anni durante il servizio militare a causa di una sentenza ingiusta, che troverete all’interno del libro, è finito nel carcere militare di Gaeta, quel luogo è diventato la sua università politica, la sua Università di vita, i 3 anni di carcere militare lo avevano radicalmente cambiato, come diceva la nonna Genoeffa si era voltato, lui proveniva da una famiglia di mezzadri contadini profondamente cattolici era anche stato segretario dell’azione cattolica di Campegine (comune in Emilia Romangna) e da semplice contadino sfruttato era diventato un comunista rivoluzionario antifascista militante, lui voleva solo cambiare il mondo e aveva convinto gli altri membri della famiglia che era giusto cambiarlo.

 

 

 

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