🎥#elettritv💻📲 La storia della discografia “statunitense” deve molto alla musica italiana, il primo prodotto discografico a superare la fatidica soglia del milione di copie vendute fu l’aria Vesti la giubba tratta dall’opera I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo nell’interpretazione di Enrico Caruso [VIDEO] che venne incisa nel novembre 1902 e pubblicata dalla G&T come 78 giri. In realtà dagli anni ’50 e cioè dall’inizio dell’era della musica pop, per artisti italiani non legati all’opera o alla tradizione del bel canto trovare riconoscibilità e visibilità sul mercato statunitense è sempre stato difficilissimo. Il primo e unico singolo italiano a occupare il primo posto della classifica dei singoli Usa è stato Nel blu dipinto di blu (Volare) di Domenico Modugno nell’agosto 1958. Dopo le figuracce di Lucio Battisti con The Sun Song (La canzone del sole) e Keep on Cruising [VIDEO] (Sì, viaggiare) e il fallimento di Franco Battiato, con una selezione dei suoi brani cantati in inglese [VIDEO] I Want to See You as a Dancer (Voglio vederti danzare) che uscì in una appena più decorosa versione in spagnolo, che poi divenne un altro cimelio per collezionisti. Il primo album di un gruppo italiano a entrare nella classifica americana fu Photos of Ghosts, lp del 1973 della Premiata Forneria Marconi lanciata negli Usa dall’etichetta Manticore voluta dagli Emerson, Lake & Palmer. Il gruppo ai tempi era composto da Franco Mussida, Flavio Premoli, Mauro Pagani, Giorgio Piazza e Franz Di Cioccio. Era il momento del progressive rock e la band produsse un disco cantato in gran parte in inglese che raccoglieva nuove versioni di composizioni originariamente pubblicate nei loro primi due album, Storia di un minuto e Per un amico, con l’aggiunta di un inedito, Old Rain. Ma la Pfm non fece l’errore in cui sarebbero caduti successivamente Battisti e Battiato. Gran parte dei testi erano stati riscritti e riadattati all’inglese da uno dei produttori dell’album, Peter Sinfield (già nella lineup originaria dei King Crimson), mentre la canzone Il Banchetto fu lasciata in italiano. L’album non fu esattamente un trionfo commerciale, non andò oltre il 180° posto della classifica statunitense, ma sfatò un taboo e fu la prima affermazione nella patria del rock di un gruppo italiano. Oggi i primi dischi della Pfm sono riconosciuti a livello internazionale come dei classici del progressive. L’edizione americana di Rolling Stone ha inserito l’album Per un amico nella classifica dei 50 dischi migliori della storia del prog. La ricetta era in fondo semplice: capire le esigenze del mercato, ma non rinunciare alla propria identità. Spiegherà Franz Di Cioccio: «La Pfm non ha mai finto di essere un gruppo anglosassone, abbiamo sempre difeso il nostro stile e le nostre radici». L’anno dopo la band pubblicò il disco live Cook (edito successivamente in Italia come Live in USA) che entrò nella classifica statunitense al 151° posto. Sono seguiti decenni di vacche magre. Per anni l’unico italiano di casa nel mercato discografico americano è stato Luciano Pavarotti che debuttò in classifica nel 1980 con due album per poi conquistare le vette con i Tre Tenori in compagnia di Domingo e Carreras. Eros Ramazzotti e Laura Pausini non sono mai riusciti a varcare i confini del pubblico ispano-americano, non andando mai oltre le chart riservate al pop latino. Per ritrovare un album italiano non legato alla tradizione operistica e cantautorale nelle chart, bisogna attendere il 1999 e il trio di musica dance Eiffel 65 che con il loro Europop arrivarono al quarto posto tra gli album e nella top ten dei singoli con il brano Blue (Da Ba Dee). Zucchero, dopo anni di collaborazioni di prestigio in giro per il mondo e un singolo di successo in Inghilterra con Paul Young (Without a Woman), pubblicò nel 2004 la raccolta Zu & Co che lo portò all’84esimo posto della classifica a degli album più venduti di Billboard. Per riuscirci, però si e’ avvalso di famosi collaboratori da Miles Davis a Sting, da John Lee Hooker a Dolores O’Riordan, da B.B. King a Eric Clapton. Non ripeté l’errore di Battisti e Battiato: Sugar decise di non insistere nelle traduzioni dove non era necessario, alternando il suo italiano all’inglese (o allo spagnolo) degli ospiti e mantenendo comunque il suo approccio poliglotta alla musica e alle interpretazioni. Il risultato fu uno dei maggiori successi della musica italiana a livello internazionale. La classifica Usa non è più per artisti non anglosassoni l’Everest degli anni passati. Ma negli ultimi anni due generi opposti hanno portato l’Italia regolarmente alla ribalta. Innanzitutto l’opera e la sua versione più leggera con Andrea Bocelli, i cui album da Fleshgod Apocalypse che, entrando all’88° posto della classifica Top Album Sales (quella che misura la vendite reali, fisiche e digitali) entrano, sulla scorta del loro furioso heavy metal, a far parte di un ristrettissimo club, nel 2016 il loro album e’ al 37° posto della Billboard.
di Guido Mariani su il manifesto
Raffaele Celeste “Nini” Rosso trombettista jazz e compositore, ai tempi della resistenza antifascista partigiano delle brigate Giustizia e Libertà nel Partito d’Azione in Valle Maira nelle Alpi in Piemonte con Giorgio Bocca e Detto Dalmastro, e’ stato l’autore del Silenzio The Silence un pezzo strumentale, con una piccola lirica in lingua italiana parlata, notevole per il suo tema di tromba. E ‘stato scritto nel 1965 insieme a Guglielmo Brezza, la sua melodia tematica è un’estensione dello stesso squillo di tromba suonato dalla cavalleria italiana, utilizzato dal compositore russo Tchaikovsky per aprire il suo Capriccio Italien. E ‘diventato uno standard strumentale in tutto il mondo ed ha venduto circa 10 milioni di copie. Negli Stati Uniti nel 1965 ha raggiunto il 32° posto nella Billboard Charts easy listening. Nini Rosso ha duettato anche con Louis Amstrong [AUDIO] >> https://www.raicultura.it/storia/accadde-oggi/Muore-Nini-Rosso
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